VITTORE
CARPACCIO
“Et il nome mio è dicto Victor Carpathio”
Vittore Carpaccio, pittore italiano, nasce a Venezia intorno al 1465 da Piero Scarpazza, mercante di pelli. Successivamente, in seguito ai suoi contatti con l’ambiente umanistico veneziano, dominato da Ermolao Barbaro e Bernardo Bembo, cambiò il cognome di famiglia in Carpaccio.
Solo il suo stile, molto personale, soprattutto a confronto con i pittori del suo tempo, denuncia la sua provenienza veneta, ma resta sconosciuto in che bottega si sia formato.
Molti critici deducono che egli abbia iniziato l’esperienza artistica a Venezia, influenzato da Gentile Bellini, Lazzaro Bastiani, Antonello e Giambellino allora in auge. Ma è quasi sicuro che Vittore Carpaccio abbia avuto contatti con Antonello da Messina ed è certo che abbia visto o studiato le opere del ciclo ferrarese di Piero della Francesca. Anch’egli impegnato nella realizzazione di teleri (opere su tela, preferita al supporto ligneo), come il Mantegna iniziatore di quest’assoluta novità tecnica, Carpaccio realizza un ciclo per la Scuola di Sant’Orsola, nel 1490. Sembra che questa sia stata la sua prima commissione, alla quale fanno seguito altri incarichi importanti. Sul finire del Quattrocento, sotto la direzione del Gentile Bellini, realizza opere per la Scuola di San Giovanni evangelista.
Nel 1501 inizia un ciclo di teleri per il Palazzo Ducale, destinato ad ornare la Sala dei Pregadi e quella del Maggior Consiglio, opere completamente perdute.
Da questi anni in poi, molte scuole veneziane gli offrono incarichi di prestigio; per la Scuola Dalmata ovvero San Giorgio degli Schiavoni, realizza un ciclo di Storie del Santo, di San Gerolamo, San Trifone e due Storie evangeliche: la Vocazione di San Matteo e La preghiera nell’orto.
Tra le sue opere più celebri, le sue ampie composizioni narrative di leggende di santi, ” le storie” di Sant’Orsola, S. Giorgio, S. Stefano e di S. Gerolamo, la Presentazione della Vergine al Tempio, il Miracolo della Croce, tutte conservate a Venezia, nelle quali il pittore illustrò, con ricchezza di colore e finezza di particolari, la vita veneziana del tempo.
Pur essendo ritenuto “pittore di stato” per le numerose opere pubbliche alle quali Vittore Carpaccio aveva lavorato, il pittore si impegna anche nella realizzazione di lavori di argomento non religioso per privati cittadini.
Nascono così le Due dame veneziane, parte inferiore della tavola Caccia in laguna, ed il Ritratto di cavaliere.
Con il diffondersi della fama che Carpaccio si merita, le committenze si allargano alla provincia, e il pittore realizza le Pale di San Pietro martire a Murano e di Santa Maria in Vado a Ferrara.
A Capodistria esegue la Pala d’altare e le portelle dell’organo per il Duomo, ma sono i suoi ultimi anni di vita, qui, infatti, trova la morte nel 1526.