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Eventi passati

Due capolavori in mostra a Washington

Vittore Carpaccio: Master Storyteller of Reinassance Venice Il 16 novembre 2022 alla National Gallery of Art di Washington è stata inaugurata la prima mostra, fuori dall’Italia, interamente dedicata a Vittore Carpaccio. Questa è stata, per molti americani, la prima occasione di poter osservare nella propria patria le opere del pittore rinascimentale veneziano. La mostra, intitolata Vittore Carpaccio: Master Storyteller of Reinassance Venice, è nata dalla collaborazione tra la National Gallery of Art di Washington e la Fondazione Musei Civici di Venezia. Molte sono le persone che si sono subito interessate e hanno curato la mostra come Peter Humfrey, professore emerito di storia dell’arte all’Università di St Andrews e grande studioso di pittura veneziana, Andrea Bellieni, curatore dei Musei Civici di Venezia e Gretchen Hirschauer, curatrice della pittura italiana e spagnola alla National Gallery of Art. L’esposizione durerà fino al 12 febbraio 2023 per trasferirsi poi a Palazzo Ducale a Venezia dal 18 marzo al 18 giugno 2023. Per la mostra sono stati selezionati 45 dipinti che comprendevano tele di grandi dimensioni, opere più piccole possedute da antichi nobili veneziani e schizzi di studio preparatori in modo da far comprendere al pubblico il processo creativo. Proprio tra questi dipinti ci sono le due maggiori opere di rilievo della Scuola Dalmata, ovvero San Giorgio e il drago e La Visione di Sant’Agostino restaurate appositamente per l’occasione dalla restauratrice specializzata Valentina Piovan, la quale è riuscita a restituire alle opere la vivacità cromatica tipica di Carpaccio. I lavori, finanziati dalla società senza fine di lucro Save Venice Inc. sono iniziati nel 2019 e pian piano interesseranno tutte le opere della Scuola Dalmata. Il prestito è stato realizzato grazie alla collaborazione tra la Scuola Dalmata, la sopra citata società Save Venice, la Fondazione Musei Civici Venezia e la National Gallery of Art di Washington.   La sala dei teleri della Scuola Dalmata I due teleri della Scuola sono stati esposti in una alla quale si giunge percorrendo il corridoio principale e la tela di San Giorgio e il drago è visibile già dall’ingresso, dunque, appena si entra nella sala, ci si ritrova immediatamente di fronte ad essa. A sinistra del telero è esposto il disegno preparatorio rappresentante San Giorgio e dei particolari del volto e dell’armatura, permettendo ai visitatori di approfondire il processo creativo di Carpaccio. La Visione di Sant’Agostino invece, è posta nella parete sinistra donando allo spettatore un’impatto visivo molto forte dato dalla profondità dello spazio rappresentato e dalla lucentezza dei colori. Nella stessa sala, inoltre, è presente anche lo studio compositivo realizzato per la tela raffigurante i Funerali di San Girolamo e conservato nella Biblioteca dell’Università di Uppsala. Il punto di forza di questa mostra è poter osservare i dipinti insieme ai disegni di studio preparatori in modo da poter osservare da vicino il percorso del pittore ed è stata descritta dalle testate giornalistiche americane come uno degli appuntamenti culturali più importanti del 2022 – 2023.  

Eventi passati

Nuovi lavori di restauro

Il restauro del ciclo di Vittore Carpaccio Da settembre 2019 è in corso un importante intervento di restauro finanziato da SAVE Venice sulle opere di Vittore Carpaccio realizzate per la Scuola Dalmata di Venezia tra il 1502 e il 1511. Il progetto è stato elaborato partendo da una conoscenza preliminare delle opere ritenuta indispensabile per la formulazione di una metodologia di intervento pertinente e idonea ad una corretta e omogenea conservazione. In una prima fase, in considerazione dell’eccezionale importanza del ciclo pittorico, prima e durante la messa a punto delle metodologie di intervento, è stato fondamentale rileggere le fonti documentarie note e cercarne di inedite, nel tentativo di ricostruire la storia iconografica conservativa e spiegarne le peculiarità rispetto alla produzione nota del Carpaccio. In particolare si è partiti dalla rilettura delle fonti storiografiche fino ai nostri giorni, ci si è soffermati sulla ricerca documentaria in particolare nei fondi nell’archivio e nella biblioteca della Scuola Dalmata, sul reperimento dell’iconografia completa del dipinto (disegni, incisioni, copie, fotografie) e sui passati interventi di restauro, partendo dall’ultimo documentato del 1946 di Mauro Pellicioli (Archivio personale conservato presso Associazione Giovanni Secco Suardo e fototeca Pellicioli).Lo svolgimento di ulteriori indagini diagnostiche (fisiche e chimiche) hanno perfezionato e confermato le informazioni ottenute dalla campagna scientifica preliminare. Tali risultati avvalorati dal confronto e dall’analisi delle informazioni reperite grazie all’osservazione ravvicinata delle opere, hanno permesso di arrivare ad una conoscenza più approfondita della tecnica esecutiva, dei processi creativi dell’autore e della loro sequenza. La seconda fase è stata il vero e proprio intervento di restauro documentato fotograficamente e graficamente in ogni procedimento attraverso schede dello stato di fatto, della tecnica esecutiva, degli interventi precedenti e monitorato da indagini scientifiche puntuali. La Vocazione di San Matteo è l’opera scelta per raccontare il restauro (intervento concluso a dicembre 2020) e spiegare cosa abbia rappresentato nel processo di conoscenza e approfondimento della tecnica esecutiva e del procedimentocreativo adottati dal Carpaccio.Prima di approfondire l’analisi della Vocazione possiamo già affermare che grazie ai risultati alle indagini diagnostiche condotte prima e durante l’intervento, sono emersi alcuni elementi comuni alle opere del ciclo. Questi dati, confrontati con le informazioni ottenute grazie alla rilettura dei documenti, hanno permesso di ricostruire con precisione anche le vicende conservative del ciclo. La prima informazione emersa dall’osservazione del supporto è l’uniformità: tutti sono composti da due tessuti di lino con un’altezza di circa cm 70-72. La scelta dell’armatura a tela e la sua fittezza rispondono ad una specifica finalità cioè la realizzazione di un supporto il più possibile liscio. Lo scopo dell’artista, quindi, potrebbe essere stato quello di ridurre lo spessore della preparazione per rendere i supporti più flessibili e per garantire una miglior adesione del colore, meno soggetto così alla formazione di crettature. Questi accorgimenti dovevano essere sicuramente bagaglio comune di una buona “bottega” perché si ritrovano anche nei teleri di Gentile Bellini. A quanto è stato finora verificato sulle opere sottoposte al restauro, il Carpaccio segna con una leggera incisione il limite della pittura, lasciando i bordi perimetrali con la tela a vista solo colorata di marrone o nero: fasce adeguate a essere ripiegate per il tensionamento sul telaio o coperte dalla cornice.Le indagini chimico-stratigrafiche, eseguite preliminarmente su cinque micro-frammenti di materiale pittorico, hanno confermato la presenza di una sottile preparazione composta da gesso e colla animale con sopra una leggera mano di biacca stesa a tempera proteica, per rendere liscio e bianco il piano su cui riportare il disegno preparatorio. Le immagini riflettografiche in infrarosso rivelano un disegno preparatorio, eseguito a pennello, ben definito sia per la realizzazione dei volti, delle mani, dei panneggi e delle architetture, sia per comporre i piccoli oggetti, fini decori e le ombreggiature. I pigmenti tipici della tavolozza quattrocentesca sono stesi mediante due mani di colore, sfruttando trasparenze e mescolanze per schiarire o scurire le tonalità. Risparmiava il prezioso lapislazzuli per gli strati finali per rendere l’effetto bluastro sui mantelli dei monaci o per le tinte più intense del cielo. Per realizzare le decorazioni delle vesti, aureole, riflessi di luce non usa la foglia d’oro, ma sottili linee o piccoli tocchi corposi di colore giallo, con cui ottiene lo stesso effetto. Il legante sembra proteico, ma l’individuazione del materiale è ancora oggetto di studio. La sottigliezza e l’abrasione del colore ne rendono difficile l’indagine poiché non è possibile raccogliere del materiale non inquinato dai consolidanti applicati nei passati interventi di restauro. La Vocazione di San Matteo   Solo uno studio preparatorio del volto di un discepolo e di alcuni dettagli è, ad oggi, ciò che si può riferire ad una fase iniziale di progettazione della Vocazione di san Matteo. Il disegno della Fondation Custodia di Parigi, ritenuto autografo, riporta nel retro il profilo di un uomo barbuto, vero e proprio studio preparatorio della figura del discepolo tra il volto di Matteo e quello di Cristo e nel verso i Tre studi con drappeggi, gamba e piede, da riferire allo studio del panneggio della gamba destra di Cristo, posta lievemente in diagonale per suggerire l’idea del movimento e quindi l’avvio del cammino fisico e devozionale. Il dettaglio del piede potrebbe inoltre collegarsi ad un disegno che ritrae lo stesso arto ancora privo di calzari, presente nella prima versione della scena, senza la lesena bianca in primo piano. La riflettografia in infrarosso ha rivelato alcuni particolari interessanti del modo in cui Carpaccio ha realizzato quest’opera. Gli studiosi hanno nel tempo riconosciuto nella composizione la presenza di due ritratti: il volto di profilo a sinistra di Matteo e quello di una figura, tra gli apostoli, caratterizzata da un naso aquilino. Il personaggio a sinistra dietro Matteo è stato aggiunto dopo l’esecuzione dell’edificio: il disegno preparatorio dell’architettura attraversa infatti il volto (fig. 2). L’immagine prima del restauro e soprattutto quella dopo la rimozione della vernice e dei ritocchi del Pellicioli del 1946, rivela una ridipintura molto antica che ricostruisce la parte superiore della testa, l’orecchio, parte del mento e del collo (fig. 3). Guido Perocco ha indentificato il ritratto di profilo di Sebastiano Michiel, priore dell’Ordine

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Giornate FAI di primavera

Giornate FAI di primavera Sabato 23 e domenica 24 marzo 2019, la fondazione italiana FAI (Fondo per l’ambiente italiano) ha organizzato le Giornate FAI di primavera per esplorare il Veneto attraverso l’apertura di 45 luoghi straordinari.Le giornate FAI sono una bellissima occasione per arricchire il proprio bagaglio culturale, sensibilizzare sempre più persone al patrimonio artistico-culturale che caratterizza l’Italia e conoscere persone nuove che desiderano scoprire luoghi meravigliosi, spesso sconosciuti, del proprio territorio. Queste manifestazioni rappresentano anche un importante momento di raccolta fondi, destinati al sostegno delle attività svolte dal FAI. Durante queste giornate sarà presente anche la RAI, che racconterà la storia di questi luoghi, testimoniando la bellezza unica del nostro Paese. Sono 16 i luoghi che resteranno aperti tra Venezia e provincia e per questa occasione sarà presente anche la Scuola Dalmata dei SS. Giorgio e Trifone.

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Adriatico. Storia, arte, cultura

Adriatico. Storia, arte, cultura Gennaio – Dicembre 2023 Incontri Libreria Studium a cura di The Merchant of Venice. Gli incontri si terranno tutti presso la Scuola Dalmata dei SS. Giorgio e Trifone, in Castello, Calle dei Furlani 3259a, Venezia.Gli incontri sono a ingresso libero fino a esaurimento posti. Data la ridotta capienza della sala, è consigliata la prenotazione mandando una mail all’indirizzo studium@themerchantofvenice.it Dal Mediterraneo al Golfo di Venezia Martedì 17 gennaio ore 17:00 Egidio Ivetic presenta il libro “Il grande racconto del Mediterraneo”, edito da il Mulino. L’autore dialoga con Alessandro Zangrando, giornalista. Adriatico. Un incontro di civiltà Martedì 14 febbraio ore 17:00 Ottavio Di Brizzi, editor di Marsilio editori, ci introduce al nuovo libro “Adriatico. Un incontro di civiltà” di Robert Kaplan, edito da Marsilio 2022. Dialoga con Marco Borghi, storico e Presidente della Muncipalità di Venezia. Il poeta e il sindacalista. La carta del Carnaro di D’Annunzio e De Ambris Martedì 14 marzo ore 17:00 Giuseppe Coisis, Università Ca’ Foscari di Venezia, offre una rilettura della costituzione data a Fiume nel 1920 da Alceste De Ambris e rivestita in lirica da Gabriele D’Annunzio. Intervengono Alessandro Zangrando, giornalista, e Marco Borghi, storico e Presidente della Municipalità di Venezia. La presenza bizantina in Alto Adriatico Martedì 18 aprile ore 17:00 Frederick Lauritzen, storico bizantinista, dialoga con Giorgio Ravegnani, Università Ca’ Foscari di Venezia. Storia della letteratura dalmata italiana Martedì 23 maggio ore 17:30 Giorgio Baroni, Università Cattolica di Milano, direttore della Storia della letteratura dalmata in Italia, Fabrizio Serra editore, dialoga con Anna Rinaldin, docente di Linguistica Italiana. Presenti i coautori proff. Guglielmo Barucci, Francesca Favaro, Renzo Rabboni, Elena Rampazzo, Michela Rusi. Le due sponde dell’Adriatico Martedì 26 settembre ore 17:30 Intrecci e scambi tra Venezia, Istria e Dalmazia nella storia moderna. Francesco Jori, giornalista e autore di “Storia del Veneto” edito da Biblioteca dell’Immagine, dialoga con Silvio Testa, giornalista. La battaglia di Lepanto Sabato 7 ottobre ore 18:00 Marino Zorzi, curatore del volume “Bernardo Sagredo, Lepanto. Prima e dopo la battaglia (1570 – 1573)”, edito da La Musa Talìa, dialoga con Alessandro Zangrando, giornalista e Marco Vidal, imprenditore veneziano. Le battaglie di Lissa Martedì 14 novembre ore 17:00 Alessandro Marzo Magno, autore di “Venezia. Una storia di mare e di terra” (Laterza), dialoga con Gianni Dubbini, storico. I dipinti a Veglia, Ossero, Traù e Lesina di Nicola Grassi, pittore del Settecento veneziano Martedì 12 dicembre ore 17:00 Enrico Lucchese, storico dell’arte e ricercatore presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, a partire dai dipinti di Nicola Grassi e di altri artisti del Settecento in Quarnero e in Dalmazia, racconta i soggiori avventurosi in quelle terre dei pittori contemporanei Antonio Bellucci e Marco Ricci. Dalmazia: crocevia del Mediterraneo Martedì 19 dicembre ore 17:00 Federico Moro è uno storico, scrittore e drammaturgo italiano, presenta in anteprima assoluta “Dalmazia: crocevia del Mediterraneo” pubblicato dalla Scuola Dalmata dei SS. Giorgio e Trifone. L’autore dialoga con Alessandro Zangrando, giornalista.

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